Questo post è il primo di una serie dedicata a tutti quelli che vogliono addentrarsi un po’ più scientificamente nel merito dell’esperienza precedentemente narrata. Naturalmente non c’è bisogno di usare un linguaggio esageratamente tecnico; ne’ in questa sede faremo riferimento a concetti complicati. Solo quanto basta a far capire cosa, nel corso di episodi ricorrenti di faringite, è il caso di osservare con più attenzione, allo scopo di valutare un possibile impiego di quel prezioso dono delle api che è la propoli.
Prima di proseguire e’ bene escludere che…
Innanzitutto bisognerebbe fare una distinzione tra faringite cronica e il continuo ripetersi di episodi di faringite acuta, spesso molto ravvicinati tra loro. Però mi sento di dire che questa distinzione non è importante ai nostri fini, per ragioni che vedremo più avanti. Piuttosto, prima di valutare i suggerimenti che derivano dal presente post, è necessario escludere, con l’aiuto del proprio medico curante, che i suddetti disturbi a carico della faringe non siano la conseguenza di altri problemi. Li elenchiamo qui di seguito:
- Problemi banali come soggiornare in ambienti troppo caldo- secchi
- Problemi dovuti ad acidità di stomaco, reflusso gastroesofageo
- Difficoltà alla respirazione per via nasale, dovuta a congestione nasale di varia natura
- Sinusiti e/o tonsilliti ricorrenti
- Neoplasie
Inquadriamo bene il Problema
I casi particolari appena elencati vanno trattati in separata sede, e dunque non sono oggetto della trattazione che segue, anche se in qualche caso il collegamento ci può comunque esserci.
Dunque, una volta operata l’esclusione di cui sopra, possiamo affrontare la questione della faringite cronica, riferendoci ad un target ben preciso. In particolare stiamo parlando di una faringite cronica la cui causa primaria risieda nell’infezione da parte di un ben preciso microbo patogeno. Per microbo patogeno intendiamo qualsiasi agente unicellulare di natura esterna in grado di alterare l’aspetto e la funzionalità della mucosa della gola. In tal modo esso determina quindi arrossamento, prurito e/o dolore, ed eventualmente febbre.
Può trattarsi di virus, batterio, più raramente fungo, lievito, protozoo. Ora, cominciamo col dire che, a mio modesto avviso, ci sono due cose sbagliatissime che in questi casi dovremmo evitare di fare:
- Curare solo il sintomo senza curare la causa
- Curare la causa andando “alla cieca” con medicine che possono avere effetti collaterali non trascurabili.
La caramellina che metti lì a sciogliere lentamente in un angolino…
Del primo punto fanno parte tutti quei trattamenti a base di pasticche e caramelline che contengono principi attivi classificati come “blandi antisettici” (contengono ad esempio l’alcool diclorobenzilico) o addirittura semplicemente come “conservanti” (come ad esempio il sodio benzoato). Si tratta di composti proveniente da sintesi chimica che essendo degli antisettici leggeri hanno un’azione solo momentanea su virus e batteri, e dunque danno solo una mera illusione che il problema sia risolto, e nient’altro. Inoltre vale la pena ricordare a chi tende ad abusare nell’uso di queste sostanze che, proprio perché trattasi di composti chimici di sintesi, sono anch’esse (http://www.molbase.com/en/msds_1777-82-8-moldata-6386.html) potenzialmente irritanti e dunque si rischia, a lungo andare, di alterare ancora di più la mucosa della gola.
Antinfiammatori
Sempre considerando la catogoria 1), se andiamo esclusivamente su trattamenti locali che usano antinfiammatori non steroidei (tipo flurbiprofene), abbiamo anche qui una soluzione solo momentanea. Perché se abbiamo detto che la causa è microbica, è come se andassimo a spegnere un incendio con l’estintore in un punto, ma c’è il piromane che te lo riaccende alle spalle!
La filosofia dovrebbe invece essere quella di bloccare il piromane; non so se mi sono spiegato. Peggio mi sento con cure solo a base di antinfiammatori steroidei, tipo cortisone, perché in quel caso andiamo anche a deprimere il sistema immunitario, e dunque se c’è di mezzo un microbo patogeno di qualunque tipo lì facciamo i danni con la pala!
Dunque risulterà chiaro che potremo vincere l’infiammazione solo se ci decidiamo a sconfiggere definitivamente colui che la causa, ovverosia il microbo responsabile. La prima cosa che ci viene in mente di fare è quella di usare “l’artiglieria pesante” ovvero l’antibiotico. Ma attenzione, perché qui rischiamo di ricadere nella seconda cosa assolutamente da non fare, ovvero usare la mano pesante alla cieca…
Antibiotico si… Antibiotico no…
Per illustrare in maniera semplificata e comprensibile il problema, proviamo per un attimo a immaginare questa scena. Immaginate che in mano ho un fucile ma…. sono bendato! davanti a me in effetti c’è il mio nemico, ma quante probabilità ho di colpirlo? Inoltre, stiamo sparando a casa mia, e se sparo alla cieca sicuramente farò dei danni ingenti alla casa, o peggio ancora potrei ferire qualcuno della mia famiglia!
L’antibiotico è un po’ la stessa cosa: è una potente arma nelle nostre mani, ma bisogna usare prima bene il cervello per capire il come e il quando, perchè è un’arma pensata per agire in modo mirato. E se siamo bendati e non sappiamo chi è il nostro nemico non possiamo capire se abbiamo bisogno della carabina, piuttosto che del fucile a pompa… magari nel nostro caso basta una semplice cerbottana!
Per conoscere il nostro nemico la primissima cosa da fare, semplicissima, è l’antibiogramma (tampone faringeo), test che ci consente di restringere il campo su quale arma dobbiamo usare. Certo, qualcuno mi dirà che basta usare un antibiotico ad ampio spettro (antibiotico pensato e testato per combattere gran parte dei batteri) e risolviamo il problema, come dire, se ho in mano un fucile mitragliatore sparo all’impazzata a 360 gradi così il nemico lo becco sicuro.
Ok, ma poi i danni li devi mettere in conto lo stesso; anzi se il nemico non è un batterio, e molto probabilmente non lo è perché molte faringiti sono dovute a virus di vario genere, anche qui abbiamo fatto solo danni, e il nostro nemico fa festa e se la ride di gusto! …….(continua)